Domotica 101 – Terza parte
Dopo aver parlato di cosa è una domotica base o avanzata, continuiamo parlando di Raspberry o meglio di soluzioni home-made. La premessa è che sono un attivo sviluppatore in campo RPi e in generale di dispositivi di questo genere (Arietta G25 ad esempio), utilizzo alcune soluzioni create ad-hoc in casa ma nel contempo ho un mantra ben preciso: la domotica home-made non è applicabile. Per estensione non lo è nemmeno quella costruita con prodotti di nicchia di provenienza dubbia.Non ne faccio una questione di capacità, funzionalità o affidabilità dello scatolo, acquistato o prodotto; non metto infatti in dubbio che molte piccole soluzioni, create ad hoc dall’utente o dalla piccola azienda, funzionino nel momento in cui vengono installate e siamo più performanti di quelle offerte dai grandi produttori. L’aspettativa di vita per un impianto elettrico però non è quella di un tipico dispositivo informatico, quindi dai due ai cinque anni, ma è di più di un decennio; periodo durante il quale ci saranno nuove esigenze, guasti, aggiornamenti tecnologici necessari per mantenere funzionale l’impianto. Come questi aspetti possono essere coperti da una soluzione fatta in casa o dal piccolo produttore? Vediamo assieme:
- guasti, il che significa il dover trovare il medesimo hardware nel minor tempo possibile o, se non disponibile, poter fare rapidamente l’aggiornamento a qualcosa di più recente. I grandi produttori prevendono molto spesso, per non dire sempre, un percorso di aggiornamento, se esce di produzione il comando o centralina XYZ esiste c’è la possibilità di passare ad un componente nuovo copiando la configurazione o convertendola automaticamente; inoltre i componenti sono veduti nella gran parte dei casi dai distributori di materiale elettrico. Il piccolo produttore può dirci che il vecchio apparato non è più idoneo all’uso attuale, potrà cercare se in giro o presso un altro rivenditore c’è un avanzo di magazzino oppure suggerirci che – aggiornando anche i componenti X,Y e Z – potrei risolvere ed avere prestazioni migliori. Se parliano di domotica home-made, l’RPi Model-B1 venduto nel 2012 magari non è più disponibile e spostando la SD in un fantastico Model-B3 probabilmente parte ma si pianta a metà per alcune differenze nel supporto di rete, oltre che nel socket di espansione e nei consumi.
- aggiornamenti tecnologici: quanto scritto sopra sul percorso di aggiornamento non ha solo implicazioni sul percorso di migrazione di un impianto da vecchia a nuova soluzione, ma anche che la soluzione home-made verrà aggiornata, anche dal punto di vista della sicurezza, quando si presenterà la reale esigenza mentre una vendor ha (quasi) sempre una roadmap di aggiornamento tecnologico e più mercati da soddisfare. Il piccolo vendor, se la soluzione per qualche motivo tira meno delle attese ridurrà per prima cosa gli investimenti in ricerca e sviluppo.
Le cose insomma si rompono o smettono di funzionare perché terze parti, quando si parla di integrazione, aggiornano qualcosa a nostra insaputa. La domanda è quindi quanto siamo disposti a farci carico in prima persona del problema quando ad esempio le luci del bagno smettono di funzionare, quanto siamo disposti ad attendere di trovare quella ora di tempo, perchè magari il problema non è grave, per darci una occhiata e sistemarla in prima persona.
Sono esperienze basate in parte sull’esperienza personale; mi sono trovato infatti nella condizione di dover fare a meno di una funzionalità perché, per un motivo banale come una SD di scarsa qualità, un Arietta aveva deciso di non fare più il boot. La funzionalità a questo punto può essere marginale, come nel mio caso quando la scatola del tempo per orologi si è fermata, oppure più grave o fastidiosa come il blocco dell’integrazione con la Swisscom TV.